Don Chisciotte in corte della duchessa (Pasquini), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO QUINTO
 
 Campagna aperta con veduta del castello da una parte e dall’altra un fosso che corrisponde in una grotta.
 
 SCENA PRIMA
 
 DON CHISCIOTTE e SANCIO nel fosso
 
 DON CHISCIOTTE
 Angelica si pose ad un balcone,
 perché Orlando vedesse sua bellezza,
1785quando in Albracca a singolar tenzone
 fu col forte Agrican di Tartaria;
 ora che mai saria
 che Dulcinea, la bella,
 nel mentre pugnerò col falso amante,
1790grazia cotanta mi facesse anch’ella!
 
    Sì, Dulcinea, mia vita,
 porgimi aita.
 
 SANCIO
 
                           Aita.
 
 DON CHISCIOTTE
 
    Senti che fino l’eco
 dal solitario speco
1795per me ti prega da pietà commossa.
 
 SANCIO
 Aita, che son dentro in questa fossa.
 DON CHISCIOTTE
 Ma questo eco non è.
 SANCIO
                                         Misericordia.
 DON CHISCIOTTE
 Chi sei tu che domandi ’l mio soccorso?
 SANCIO
 Signor padron, son io.
 DON CHISCIOTTE
                                           Freston vigliacco,
1800tu non m’inganni. Sancio andò al governo.
 
 SCENA II
 
 DON ALVARO con soldati e i suddetti
 
 DON ALVARO
 Sparsi e divisi, in cerca
 gite di quel meschin; voleva il duca
 il solo suo timor, non il suo danno.
 SANCIO
 Caro signor don Cavolo,
1805pietà d’un poverel.
 DON ALVARO
                                     Grazie agli dei
 che alfin si ritrovò. Porgiamgli aita.
 DON CHISCIOTTE
 Ferma, non ti fidare; in simil guisa
 quel vecchio mago, che allevò Ruggiero,
 deluse il fior de’ cavalieri erranti.
 DON ALVARO
1810È Sancio; non lo vedi?
 SANCIO
                                           Sì signore,
 son io, misericordia;
 per Dulcinea la chiedo.
 DON CHISCIOTTE
                                             Scellerato,
 non profanar quel riverito nome
 colla fetente lingua. Il tergo tutto
1815già ti rivolgo e non ti ascolto.
 DON ALVARO
                                                      Aita
 gli porgerò ben io. Vieni.
 DON CHISCIOTTE
                                                Il periglio
 è più che certo né costui lo teme.
 SANCIO
 Vi ringrazio dugentomila volte,
 perché pel mio padron potea crepare.
 DON CHISCIOTTE
1820Ma sei tu veramente
 Sancio governator?
 SANCIO
                                      Così non fossi.
 DON ALVARO
 Cosa t’avvenne mai? Stette in gran pena
 il mio signor per te.
 SANCIO
                                       Dugento mori,
 con dugento grandissimi bastoni,
1825nell’uscir dal castel con tutta forza
 m’hanno dato il buon viaggio in sulle spalle.
 DON ALVARO
 Povero disgraziato!
 SANCIO
 L’asino mio fedel buona memoria,
 perché s’è rotto il collo,
1830siccome, poverello,
 è stato forse più di me percosso,
 posta ha fra i piedi l’onorata testa
 e m’ha precipitato dentro al fosso.
 DON ALVARO
 Ringrazia il ciel che, benché infranto e pesto
1835come tu sei, potea seguir di peggio.
 SANCIO
 Sia ringraziato il ciel ma non di questo.
 DON CHISCIOTTE
 Penso all’ingiuria delle bastonate,
 date ad un mio scudiero.
 SANCIO
                                                Ed io pensavo
 che, se il nostro Merlino l’ha segnate,
1840i conti son saldati tutti quanti,
 che bastan per trecento disincanti.
 DON CHISCIOTTE
 Queste non han che fare
 con quelle del prestato giuramento.
 DON ALVARO
 Solleciti partite. Impaziente
1845ambo il duca vi attende.
 DON CHISCIOTTE
                                               Andiamo, Sancio;
 di quest’affare parlarem per via;
 combatter debbo e il sole in ciel già splende.
 SANCIO
 Andiam. Povero Ruccio!
 Proprio la tua disgrazia il cor mi tocca.
1850Che ben che mi volea!
 È morto quasi col mio nome in bocca.
 
 SCENA III
 
 LAURINDO e DON ALVARO
 
 DON ALVARO
 Laurindo.
 LAURINDO
                      Amico.
 DON ALVARO
                                      E nel tuo vano impegno
 sei forte ancor né la ragion ti vince?
 LAURINDO
 Io penso al mio dover, d’altro non curo.
 DON ALVARO
1855Se pensi al tuo dover, pensa a te stesso.
 LAURINDO
 A me stesso pensai, quando ti resi,
 grato, amor per amor, fede per fede;
 torna all’antico affetto
 né mi tentar di più. Se tu sapessi
1860questo dover quanto mi costa! Oh dio!
 DON ALVARO
 Ti costa perché vuoi.
 LAURINDO
 Sol voglio ciò che debbo.
 DON ALVARO
                                               Ogni virtude,
 amico, ha i suoi confini
 e, quando n’esce fuor, nel vizio cade.
 LAURINDO
1865Con questa infine, sol me stesso offendo.
 DON ALVARO
 Quel che nuoce a sé stesso e altrui non giova
 è stoltezza seguir. Qual ne ricavo
 da’ replicati tuoi vani rifiuti
 profitto pel mio cor? Sei forse certo
1870che, lasciato quel ben per cui sospiri,
 possa tosto quel ben donarmi amore?
 LAURINDO
 Certo son io che non ti faccio offesa.
 DON ALVARO
 Tu rifiuti un mio dono, e un don che tanto
 si accorda col tuo cor; lungi mi fai
1875da legge d’onestà; per te divengo
 ingiusto in faccia al mondo; infin mi rendi
 sospetto a lei, che t’ama,
 e ardisci dir dipoi che non m’offendi?
 LAURINDO
 Don Alvaro, perdona un cor sincero;
1880è più ingegnoso il tuo parlar che vero.
 
    Lasciami al mio dolor
 e godi pur quel ben
 che a te si aspetta.
 
    Il tempo sanerà
1885la piaga del mio cor
 e spezzerà d’amor
 la rea saetta. (Si parte)
 
 SCENA IV
 
 DON ALVARO e DORALBA
 
 DON ALVARO
 Tanta virtù d’ira m’accende il seno;
 vincer nol posso e superar dispero
1890ormai sì duro impegno;
 ch’altro far più non so. Tutto ho tentato.
 DORALBA
 Don Alvaro, m’impone
 il duca che da te senta i suoi cenni.
 Ti vidi dal castello in questo loco
1895e in questo loco a ritrovar ti venni.
 Rodrigues già partì.
 DON ALVARO
                                       La volle il duca
 lontana, in quanto è d’uopo
 di finger tutto per goder. Tu dunque
 mostrar dovrai sotto d’un vel nascosa
1900la tradita donzella; e don Chisciotte,
 che Dulcinea ti crede,
 darà grato piacere. Io poi sul campo
 d’amante traditor farò figura.
 DORALBA
 La faresti miglior da appassionato.
 DON ALVARO
1905Fatta un tempo l’avria ma non adesso.
 DORALBA
 Così non dice Altisidora offesa.
 DON ALVARO
 Quanto s’inganna mai! Se tu poc’anzi
 m’avessi udito favellar col fiero
 suo sconsigliato amante,
1910veduto avresti allor...
 DORALBA
                                         Negar non posso
 che ho pena del suo duol; ma poi non lodo
 la scelta di Laurindo. Oh, quanto meglio
 avria fatto a seguir l’antico impegno!
 Un uom di te più degno
1915ritrovar non potrà.
 DON ALVARO
                                     Così favelli,
 perché non senti amor; sì vivo affetto
 nasce in noi senza noi; né può l’amante
 scegliersi a suo voler l’amato oggetto.
 DORALBA
 Io di ciò non m’intendo;
1920dico sol quello che per me farei,
 quando mi fossi in lei.
 DON ALVARO
 Ma veramente lo faresti?
 DORALBA
                                                È certo.
 DON ALVARO
 Avverti ben che dici.
 DORALBA
 Intesi di parlar s’io fossi in quella
1925e, ciò supposto, il detto mio confermo.
 DON ALVARO
 Tanto mi basta. Or torna
 a lei che stima spenta
 per me la speme sua; dille che in breve
 col sospirato ben sarà contenta.
 
1930   A dispetto del vento e dell’onda
 che al naviglio contrasta il riposo,
 sarà tratto dal mar tempestoso
 e suo scampo il suo scoglio sarà.
 
    Sorse il cielo benigna la stella,
1935cangia aspetto l’orribil procella,
 già la calma formando si va.
 
 Cortile ad uso di steccato per la pugna e ringhiere all’intorno magnificamente adornate.
 
 SCENA V
 
 IL DUCA, LA DUCHESSA, LAURINDO e SANCIO
 
 IL DUCA
 Raffrena il pianto; agevol cosa parmi
 tuo danno riparar.
 SANCIO
                                     Cento somari
 non vagliono il mio Ruccio. Poverino!
 LA DUCHESSA
1940Ma col dolerti nol ritorni in vita.
 SANCIO
 Signora, dite bene;
 ma il sangue non è acqua;
 non posso far di meno,
 è un colpo troppo grande.
 LAURINDO
1945Povero Sancio mio, ti compatisco.
 SANCIO
 Che bestia di giudizio! M’intendeva
 ch’era proprio una cosa da stordire;
 e quando gli mettevo la cavezza,
 volendomi mostrare il suo buon core,
1950cominciava a ragliar per tenerezza.
 IL DUCA
 Consolati, al governo
 ne troverai più d’un.
 SANCIO
                                         Se l’ho da dire,
 ho pensato ben bene all’accidente
 che m’è successo; e con sì tristo augurio
1955non voglio governar. Quel che t’avviene
 sempre per meglio tiene,
 perché dice il proverbio che alle volte
 pensiam comprar la vigna
 e si compra con essa o lite o tigna.
 IL DUCA
1960No, non temer, sicuro
 sarai da novi insulti.
 LA DUCHESSA
                                        Il mio signore
 scortar ben ti farà.
 LAURINDO
                                     Sarebbe un danno
 del popol che giammai
 più buon governator sortir potea.
 SANCIO
1965Tal sembra in vista agnel che dentro è lupo;
 sarà meglio per loro,
 che un uom cattivo, se buono è tenuto,
 può far del mal che poi non gli è creduto.
 LA DUCHESSA
 Signor, costui ben spesso
1970con questi motti suoi parla da saggio.
 Sotto la spoglia di pietà mentita
 si nasconde talvolta un cor malvaggio
 che tal giammai si crede, ond’è che, intento
 ad ammassar delitti,
1975termina un male col pensier di cento.
 
    Col rostro ancor vermiglio
 dell’innocente preda
 ch’ha su l’adunco artiglio,
 così fa spesso infido lo sparviero.
 
1980   E mentre volge altrove
 a un tempo e volo e ciglio,
 su le sparse colombe ha il suo pensiero.
 
 SCENA VI
 
 DON CHISCIOTTE, DON ALVARO armato con visiera calata, ALTISIDORA, DORALBA, coperta con velo, e i suddetti
 
 DON CHISCIOTTE
 Presto, signor, che m’agita
 il marziale spirito.
 IL DUCA
1985Ogni breve dimora, al valoroso
 ch’è in atto di pugnar, divien tormento.
 LA DUCHESSA
 Si vede in don Chisciotte
 un uom ch’è nato all’armi.
 ALTISIDORA
 E quel ch’è più stupore,
1990Marte all’armi rassembra, al volto Amore.
 DON CHISCIOTTE
 Le tenerezze a parte.
 Più che mi tenti, tanto più resisto.
 Perché son forte appunto
 mi chiamo il cavaliero de’ leoni.
 SANCIO
1995Ed io la calamita de’ bastoni.
 IL DUCA
 Or tu, Laurindo, intanto
 della pugna fatal dichiara i patti;
 la tradita donzella in alto ascenda;
 prendano il campo i cavalieri e ognuno
2000dalle trombe guerriere il cenno attenda.
 LA DUCHESSA
 I patti già son chiari.
 Se don Chisciotte vincerà, l’ignoto
 guerrier sposar dovrà quest’infelice;
 se cederà, che il giusto ciel non voglia,
2005costui dal noto impegno allor si scioglia.
 DON CHISCIOTTE
 Presto, che il cor di don Chisciotte freme.
 IL DUCA
 Segua la pugna. Assiso,
 giudice e spettator m’avrete insieme. (S’incamina il duca per salire nelle ringhiere. Don Alvaro lo trattiene)
 DON ALVARO
 Ferma, signor.
 IL DUCA
                              Don Alvaro, ma come
2010tu stesso... (A don Alvaro)
 DON ALVARO
                       Or or l’alta cagion saprai. (Al duca)
 A fronte posto di sì grand’eroe,
 freddo timor le vene mi ricerca,
 onde mi do per vinto.
 SANCIO
 L’amico ha le budella in un paniere.
 LA DUCHESSA
2015(Don Alvaro è il guerriero!)
 DON ALVARO
                                                     Don Chisciotte,
 tu per altro riserba il tuo coraggio
 a dieci forti cavalieri erranti
 ch’or pugneran con te.
 DON CHISCIOTTE
                                           Vengano avanti.
 IL DUCA
 Che mai tentar vorrà!
 DON ALVARO
                                           Prima conviene
2020che della nostra pugna al patto adempia.
 Se la donzella non dissente, io pronto
 fuor d’ogni scherzo le darò la fede
 e colla fede il cor. Tu che rispondi?
 DORALBA
 Parli ’l duca per me.
 IL DUCA
                                        Più non distinguo
2025dal falso il ver. Don Alvaro, che fai?
 DON ALVARO
 Adempio al mio dovere.
 ALTISIDORA
                                               Or ben comprendo
 ciò che poc’anzi mi dicesti. (A Doralba)
 LA DUCHESSA
                                                    (Ancora
 questo novo viluppo non l’intendo).
 DON CHISCIOTTE
 I dieci cavalieri quanto stanno?
 DON ALVARO
2030Taci e tue forze aduna; or or verranno.
 SANCIO
 Così venir potesse il mio somaro.
 DON ALVARO
 E ben, signor, consenti
 che a Doralba gentil porga la mano?
 IL DUCA
 Parli da senno?
 DON ALVARO
                               Parlo
2035in fé di cavalier.
 IL DUCA
                                 S’ambo contenti
 siete del vostro amore, amor vi stringa.
 LAURINDO
 Sto in dubbio ancor se dica il vero o finga.
 DON ALVARO
 Togliti ’l velo dalla faccia bella,
 che mia sposa or tu sei. Laurindo, adesso
2040ti trovi in libertà. Non venni a caso
 armato in campo; il trasportato ardire
 scusa, signore; (Al duca) o tu sposar dovrai
 l’amante Altisidora,
 da te finor schernita,
2045o alcun di noi qui lascierà la vita.
 LAURINDO
 (Oh dio, che deggio far!)
 SANCIO
                                                Signor padrone,
 la sposa di don Ravolo
 par giusto Dulcinea.
 DON CHISCIOTTE
                                        Son tutti incanti.
 DON ALVARO
 Risolviti, Laurindo.
 LAURINDO
                                      Amico, hai vinto
2050e puoi pensar se questo cor, trafitto
 da quei vivaci lumi,
 nelle perdite sue trovi la pace.
 LA DUCHESSA
 Così bella virtù, quanto mi piace!
 IL DUCA
 Orsù, felici amanti,
2055s’uniscan vostre destre;
 e dalle vostre gare,
 che cosa sia dell’amistà la legge
 e la bella onestà ciascuno impare.
 ALTISIDORA
 Per te son io felice.
 LAURINDO
2060Per te son io contento. (A don Alvaro)
 A DUE
 Ed ecco del tormento la mercede.
 DON CHISCIOTTE
 E questa turba errante non si vede.
 A QUATTRO
 
    In doppio nodo stringa
 quattr’alme ed un sol core
2065sempre un uguale amore e un’ugual fede.
 
 DON CHISCIOTTE
 E questa turba errante non si vede.
 
 SCENA ULTIMA
 
 GRULLO, figurante uno scudiero de’ dieci cavalieri, e i suddetti
 
 GRULLO
 
    A battaglia, a battaglia.
 
    Signor de’ leoni,
 la forza ti vaglia.
 
2070   A battaglia, a battaglia.
 
 Son giunti dieci cavalier terribili,
 signor, per arte magica,
 che chiedon di combattere,
 in cambio di don Alvaro,
2075col cavalier fanatico
 che don Chisciotte appellasi;
 e di provare intendono
 ch’è un matto spacciatissimo,
 in primis per quel titolo
2080ch’egli ha voluto assumere
 di cavaliero errantico
 senza esser nato nobile,
 con sommo vituperio
 di tutto quanto l’ordine,
2085e poi per la ridicola
 sua Dulcinea fantastica
 ch’è una villana misera,
 brutta, fetente e lurida,
 con altre cose, eccetera,
2090che le tralascio perché, a dirla schietta,
 i cavalieri aspettano ed han fretta.
 DON CHISCIOTTE
 Oh, che bestemmie orribili!
 Vengan questi malevoli;
 vo’ cavar loro l’anima.
 IL DUCA
2095Vengano pur, che proveran se il braccio
 d’un così grand’eroe sa ben punire;
 e noi dall’alto gli vedrem perire.
 
    Vedremo se, a fronte
 d’un uom così degno,
2100la forza all’impegno
 risponder saprà.
 
    Dal braccio guerriero
 d’eroe sì pregiato,
 l’orgoglio mal nato
2105depresso cadrà. (Vanno tutti nelle ringhiere e restano don Chisciotte e Sancio)
 
 SANCIO
 Signor, si raccomandi a Dulcinea,
 s’ella ne vuol uscire a salvamento,
 che son dieci persone.
 DON CHISCIOTTE
 Sarian poche per me, se fosser cento.
 SANCIO
2110Comanda ch’io lo faccia, anderò sopra?
 DON CHISCIOTTE
 Dove?
 SANCIO
                Dalla signora Dulcinea.
 DON CHISCIOTTE
 Quanto sei sciocco! Quella
 è figlia della vecchia e per incanto
 ha la sembianza della mia signora.
2115E l’altro, che don Alvaro ti sembra,
 è il traditore amante.
 SANCIO
 Questi maghi son pur la gran canaglia! (Vengono i cavalieri condotti da Grullo)
 GRULLO
 A battaglia, a battaglia.
 SANCIO
 Signori, colle buone,
2120siete dieci persone.
 DON CHISCIOTTE
 Vengano tutti quanti.
 CORO
 E viva il fior de’ cavalieri erranti.
 DON CHISCIOTTE
 Ma che vedo! De’ secoli già scorsi
 questi sono i guerrieri più famosi.
2125Orlando il primo viene ad assaltarmi.
 GRULLO
 Meno ciarle, signore, all’armi, all’armi.
 DON CHISCIOTTE
 Sancio, Orlando è già vinto
 e cede afflitto ed egro. (Successivamente tutti i cavalieri cedono a don Chisciotte)
 SANCIO
 Bravo, me ne rallegro.
 GRULLO
2130Amadisse è quest’altro.
 DON CHISCIOTTE
                                             E anch’esso incontra
 meco un ugual destino.
 SANCIO
 Vuol dispiacere al conte Candalino.
 GRULLO
 Quest’altro è il forte Palmerin d’Uliva.
 DON CHISCIOTTE
 Già l’è caduto a terra.
 SANCIO
                                          E viva, e viva.
 GRULLO
2135Ecco il famoso Argante,
 Grifone ed Aquilante
 ed il celebratissimo Tancredi.
 DON CHISCIOTTE
 Io me gli veggo a’ piedi
 ripieni di spavento.
 SANCIO
2140Sarian pochi per lei, se fosser cento.
 GRULLO
 È questo il pro’ Dudone
 che va unito al signor di Montalbano.
 SANCIO
 Gli dia di soprammano;
 bravo, signor padrone.
 GRULLO
2145L’ultimo è Florismarte,
 dell’armi onore e gloria.
 DON CHISCIOTTE
 Perde il coraggio anch’esso.
 SANCIO
 Si può cantar vittoria,
 che il signor don Chisciotte
2150gli ha vinti tutti quanti.
 CORO
 E viva il fior de’ cavalieri erranti.
 
    Viva, viva don Chisciotte,
 viva il fior d’ogni gagliardo,
 grande onor di nostra età. (I cavalieri vinti formano un trofeo delle loro armi e poi coronano don Chisciotte)
 
 PARTE DEL CORO
 
2155   Co’ più bei simboli
 della vittoria
 tosto coronisi
 campion sì celebre
 che seppe vincere
2160la turba errantica,
 di cui l’istoria
 con tanto credito
 parlando va.
 
 CORO
 
    Viva, viva don Chisciotte,
2165viva il fior d’ogni gagliardo,
 grande onor di nostra età.
 
    Col solo spirito
 donchisciottiaco
 s’arriva a cingere
2170serti di gloria;
 ogni altro merito
 è merto inutile,
 che il mondo pascesi
 di vanità.
 
2175   Viva, viva don Chisciotte,
 viva il fior d’ogni gagliardo,
 grande onor di nostra età.
 
 Il fine del «Don Chisciotte»